Leonardo da Vinci: Differenze 'mbrà revisiune

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E 'a petture supranesce pure 'a [[poesie]], purcè face vedè le fatte, non le parole; 'a petture «non ge parle, ma pe jedde se demostre e spiccie jndr'à le fatte; e 'a poesie spicce jndr'à le parole, cu le quale cumme briose jedda stesse se comblimende».
 
== Lo'U scienziatoscenziate ==
{{quote|So bene che, per non essere io letterato, che alcuno prosuntuoso gli parrà ragionevolmente potermi biasimare coll'allegare io essere omo sanza lettere. Gente stolta! Non sanno questi tali ch'io potrei, sì come Mario rispose contro a' patrizi romani, io sì rispondere, dicendo: ”Quelli che dall'altrui fatiche se medesimi fanno ornati, le mie a me medesimo non vogliono concedere”. Or non sanno questi che le mie cose son più da esser tratte dalla sperienza, che d'altrui parola, la quale fu maestra di chi bene scrisse, e così per maestra la piglio e quella in tutti i casi allegherò|Codice Atlantico a 119 v}}
 
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[[File:Da Vinci Vitruve Luc Viatour.jpg|thumb|180px|right|Studio di proporzionalità di un corpo umano, Venezia, Accademia]]
 
Una prima verità si trae dall'esperienza diretta della natura, dall'osservazione dei fenomeni: «molto maggiore e più degna cosa a leggere» non è allegare l'autorità di autori di libri ma allegare l'esperienza, che è la maestra di quegli autori. Coloro che argomentano citando l'autorità di altri scrittori vanno gonfi «e pomposi, vestiti e ornati, non delle loro, ma delle altrui fatiche; e le mie a me medesimo non concedano; e se me inventore disprezzeranno, quanto maggiormente loro, non inventori, ma trombetti e recitatori delle altrui opere, potranno essere biasimati». <ref>Codice Atlantico b 117 r</ref> Se poi costoro lo criticano sostenendo che «le mie prove esser contro all'alturità d'alquanti omini di gran riverenza appresso a' loro inesperti iudizi», è perché non considerano che «le mie cose esser nate sotto la semplice e mera sperienza, la quale è maestra vera». <ref>Codice Atlantico a 119 v</ref>